Alpe Curgei


Le belle parole per descrivere la Val Grande ormai si sprecano nel nostro blog (e visti i nostri progetti futuri si sprecheranno ancora) quindi cercheremo di contenerci per non sembrare stucchevoli.

Ma e’  doveroso riportare che anche questo bivacco e’ un paradiso per adulti e bambini, e che ringraziamo l’Ente Parco della Val Grande per aver approntato, e mantenere, questi ricoveri che chiamare bivacchi e’ addirittura riduttivo (ma a tutti gli effetti lo sono, ovviamente).

L’Alpe Curgei e’ raggiungibile in modo agevole da Miazzina (1 ora di cammino di itinerario turistico, ma non fate l’errore della Mamma che l’ha voluto tentare in aprile, affogando i 2 minorenni nella neve) sia da Cicogna, con 3 ore di un piu’ impegnativo itinerario turistico.

Segnaliamo che pur essendo l’itinerario turistico per un adulto, noi abbiamo preferito legare il piccolo 3-enne giusto per non doverlo recuperare in caso di scivolata lungo i pendii erbosi (e’ ancora una testa calda…)

Descriviamo brevemente l’itinerario da Miazzina : al centro del paese, in corrispondenza di una biforcazione della strada principale, prendere la strada in salita che continua stretta ma agevole per qualche kilometro fino a Cappella Fina (ampio parcheggio),  da dove bivacco e’ gia’ indicato.

Noi abbiamo le solite attenuanti della Teppa (di 3 anni) che sta muovendo ora i primi passi (alpinisticamente parlando), il Buono (6 anni) che aveva fatto il vaccino e la solita Mamma in pieni disturbi gravidici, quindi abbiamo ovviamente optato per l’itinerario piu’ agevole, comunque panoramico con ampia vista sul Lago Maggiore e sulle Prealpi Varesine, ma all’arrivo abbiamo trovato ad attenderci una simpatica (e lo era davvero) famigliola tedesca con al seguito 2 bambini di 4 e 7 anni in arrivo freschi freschi da Cicogna (e non sembravano neppure cosi’ stanchi).

Complimenti a questi bimbi!E’ una buona camminata anche per un adulto.

Il bivacco e’ fornito di bagno (sic!) senza per ora acqua di scarico, una cucina con stufa a legna e parecchi utensili e vettovaglie per le emergenze, una zona notte con parecchie coperte, cuscini e 3 brandine.

All’esterno di trovano la fontana e delle comode tavole con panche dove godersi cena e colazione ammirando la sfilata dei Corni del Nibbio, con l’immensita’ di tutte le cime del Rosa, della Jazzi, dello Strahlhorn e del Mischabel.

In questo post indichiamo  anche delle fonti da cui traiamo ispirazione per le nostre escursioni:

Il libro  Val Grande, escursioni storia natura che approfondisce la storia di quella porzione della Val Grande prima di descrivere ogni itinerario di Paolo Crosa Lenz , ed. Grossi-Domodossola (ISBN 88-85407-43-9)

Il sito ufficiale del Parco http://www.parcovalgrande.it/ (che noi in genere contattiamo anche solo per assicurarci dello stato del bivacco, prima di portarci i bimbi)

Come curiosita’ segnaliamo anche il sito tedesco: http://www.piemont-trekking.de/ di tale Tim Shaw, che a giudicare dai libri di bivacco che stiamo sfogliando conosce ogni angolo della Val Grande, visto che come spiega nel suo blog ha deciso anche di trasferirsivici.

Inutile, occorre ritornare ad essere stucchevoli, quando si comincia a conoscere la Val Grande e’ impossibile non innamorarsene, e leggere la profusione di blog, siti, libri che ne descrivono gli itinerari e che cercano di trasmetterne la struggente bellezza ci fa rendere contro che non siamo che un blog tra i tanti a lei dedicati, ma ovviamente non ci pesa affatto.

Ancora…Buona gita!

Rifugio Piazza (767 m)


Questa escursione segna una nuova era nella famiglia di Mamma e l’Orso. Non paghi di questa vita fatta di pane, montagne e pannolini sporchi, i 2 temerari hanno deciso di allargare ulteriormente la famiglia.

Ecco quindi che il blog per un breve ma intenso periodo potra’ assurgere al titolo di “Blog di escursioni adatte a  donne incinte”.

Se aggiungiamo che ormai il secondogenito 3-enne pesa come un vitellino di media levatura e quindi viene portato al pascolo (spesso legato vista la sua vivacita’) e non piu’ nello zainetto porta bimbi, possiamo tranquillamente dire: “di meno, nin zo” (sottotitolo: se ce l’abbiamo fatta noi ce la puo’ fare chiunque)

Passiamo alla descrizione della gita

Arrivati a Lecco seguire la vecchia strada per la Valsassina, in corrispondenza di un tornante verso destra  (localita’ Malavedo 370 m circa) imboccare verso sinistra via Quarto e parcheggiare nell’ampio piazzale . Salire a monte una ripidissima strada asfaltata (il rifugio viene segnalato) che poi diventa sterrata e procedere lungamente in piano a lato delle reti paramassi. Dopo questo tratto il sentiero, che diventa gradinato,  sale nettamente nel bosco giungendo alla cappelletta della Madonna del Carmine (746 m) da cui si puo’ ammirare un bel panorama su Lecco e il lago.

Procedere in lieve salita verso nord ovest e arrivati ad un bivio tenere la sinistra e in breve discesa arrivare tranquillamente al rifugio.

Noi abbiamo preferito legare il piccolo 3-enne e tenere d’occhio il 6-enne perche’ una buona parte del sentiero e’ ben esposta sopra il lago.

Dal rifugio Piazza in 2 ore e’ possibile raggiungere il Pian dei Resinelli

Il dislivello complessivo e’ di 400 m circa.

Il rifugio e’ gestito dagli Alpini del Gruppo Medale di Rancio della Sezione A.N.A. di Lecco

Di foto siamo sprovvisti perche’ la Mamma ha riformattato il pc prima di salvarle (no comment!).

Buona gita!

Capanna Mara da San Salvatore (Erba)


Riprendiamo dopo interminabili mesi di pausa il blog.

La brutta stagione ci aveva un po’ abbattuti, sembrano, anzi sono, molto lontani i tempi in cui se c’era sole si faceva montagna e se tirava vento o pioggia o nebbia si faceva montagna, solo più tranquillamente, per non perdere l’allenamento.

Ora non solo se piove o tira vento si teme per le bronchiti-otiti-laringiti della prole (e non dite  che la montagna le previene, che ogni volta che noi si rischia col tempo incerto o i bimbi malaticci torniamo beccandoci una settimana di antibiotico), ma si mettono in mezzo matrimoni, ritrovi familiari e impegni di lavoro.

Torniamo alla gita odierna.

Dopo aver esplorato i dintorni di Erba abbiamo individuato un po’ di itinerari piacevoli, vi illustriamo quello fatto ieri.

La parte più difficile in realtà è trovare la località di partenza.

Per questo, visto che l’idea di scrivere passo passo tutti nomi delle vie per raggiungerla ci atterisce e nessuno di noi 2 vuole  immolarsi nel  farlo, vi stampiamo direttamente la strada segnalata da google map.

Il parcheggio piu’ comodo e’ nei pressi di un ristorante (di cui non siamo ancora riusciti a capire gli orari di apertura) in via Minoretti (sempre nel comune di Erba). Da qui potete proseguire lungo la stessa via seguendo una comoda mulattiera che si ricongiunge con la carrozzabile poche decine di metri prima dell’eremo di San Salvatore.

Da San Salvatore la Capanna Mara dista circa un’ora e mezza di cammino (tempo di percorrenza con Santo di 6 anni in buona giornata, Teppa di 3 anni nello zainetto). Il dislivello e’ quasi 800 m, quindi munitevi di pazienza e snack di ristoro per i piccolini.

La Capanna Mara (affollatissima) risulta molto ospitale e ben tenuta, circondata da bei prati dove si puo’ addirittura fare la pennichella (noi, giuro, non l’abbiamo fatta) ma soprattutto sulla dorsale tra il monte Bolettone e la Punta dell’Asino, poche decine di metri sopra il rifugio, si gode della vista del lago di Como.

Se volete potete comodamente raggiungere anche la Punta dell’Asino, nella vaga speranza di vedere l’altro braccio del lago, ma verrete disillusi.

Un altro itinerario interessante che ci riproponiamo di fare e’ l’escursione al rifugio Riella da Capanna Mara (50 minuti circa).

Segnaliamo infine che partendo dal parcheggio (basta scendere di una cinquantina di metri per trovare le indicazioni) si possono effettuare alcune brevi escursioni interessanti:

  • La Scala di Legno, lunga 25 m circa, da farsi esclusivamente se muniti di attrezzatura da ferrata, se accompagnati da bambini o da incapaci come La Mamma
  • La Scala di Ferro (questa non l’abbiamo ancora fatta, non possiamo garantire sull’effettiva diffcolta’ per i bambini)
  • Il Buco del Piombo

Sentiti ringraziamenti per questa gita vanno a tutti i parenti che ci hanno accompagnato e allietato la giornata

Bivacco Scaredi, nel cuore del wilderness italiano della Val Grande


bivacco_scaredi 026 Il Parco Nazionale della Val Grande, perla incastonata tra Lago Maggiore e Val d’Ossola, è l’area wilderness più grande d’Europa.

Le possibilità di gite, coi bimbi e non, sono infinite.

Vi consigliamo, se ancora non lo conoscete ma avete la possibilità logistica di poterlo visitare, di esplorarlo (con le dovute cautele spiegate ampiamente sul sito ufficiale )

Visto che il meteo ci ha favorito lo scorso fine settimana  regalandoci un sabato nebbioso e una domenica soleggiata, abbiamo deciso di far provare alla truppa una seconda volta l’ebrezza di una notte in bivacco.

Il Bivacco Alpe Scaredi presenta tutte le caratteristiche per un comodo pernottamento anche per i piccoli camminatori:

  • l’accesso (partendo da Malesco, in Val Loana , laterale della Val Vigezzo) è abbastanza semplice. Il dislivello è solo di 600 m, che si superano percorrendo per la maggior parte del tragitto un sentiero gradinato con lastroni relativamente agevole
  • Il bivacco è ben tenuto, una stufa in ghisa garantisce calore e la possibilità di cucinare (noi abbiamo preparato una “polenta oncia” con i preparati per polenta rapida, con ottimi risultati…sarà stata anche la fame)
  • Il tavolato che soppalca il bivacco permette di dormire al caldo e all’asciutto.
  • E’ provvisto di acqua
  • Il paesaggio che lo circonda è eccezionale (ad esempio il calare della luna sul Monte Rosa..)

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Bisogna anzi considerare la possibilità di trovarlo pieno di gitanti (noi abbiamo trovato altri 8 gitanti, per altro simpatici e che hanno reso la serata “unica”, e la capienza massima è di 16 posti), e non è affatto detto , del resto nessuna regola di un fantomatico galateo alpino lo prescrive, che qualcuno si adatti a dormire nell’adiacente stallone per fare posto alla vostra prole. Quindi consigliamo di recarsi al bivacco nel primo pomeriggio in modo da “prenotare” il posto.

Il secondo giorno, se i piccoli se la sentono, è possibile salire un delle cime che circondano il bivacco (ad esempio Cimone dello Straolgio e la Cima della Laurasca) da cui si possono ammirare le Alpi Svizzere e l’intera catena del Rosa, o visitare l’Alpe Straolgio a solo un’ora di distanza (consigliamo di legare i camminatori più piccoli vista l’esposizione del sentiero su declivi erbosi piuttosto scoscesi)

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Per noi è stata un’esperienza eccezionale, questa gita.

La Teppa (di 2 anni e poco più)  è salita con le sue sole forze per buona parte del percorso (visto che la Mamma comincia a trovarlo un tantino troppo “di peso specifico compatto” e il papà stava già portando ristoro, attrezzatura e vestiario per tutta la famiglia).

I 2 scatenati (la Teppa e il Buono) si sono divertiti alla grande durante la serata con gli altri escursionisti (e la Mamma e l’Orso pure, visto il vino a profusione che girava, rigorosamente lontano dalla vista dei pargoli si intende).

Il meteo ci ha favoriti,e nonostante il freddo notturno, si è dormito fuori dai sacco a pelo dal caldo grazie all’ottima tenuta del bivacco.

In poche parole: consigliatissimo dalla nostra famiglia. Buon gita!

Speleoterapia, ai confini della (fanta)scienza


Lungi da noi esprimere, con un titolo più ironico che sarcastico, pareri medici sulla bontà della speleoterapia.

Non siamo medici ma abbiamo sufficiente cultura sa sapere che non si sparano opinioni senza conoscere, quindi presenteremo semplicemente questo tipo di cura come una possibilità,per chi è affetto da riniti cronische, febbre da fieno, allergie respiratorie e asma, di alleviare i propri sintomi.

Innanzi tutto, la speleoterapia è una branca dell’antroterapia , caratterizzata da ambienti in questo caso freddi.

Infatti al contrario dell’utilizzo delle grotte termali calde e umide, che si perde nella notte dei tempi (ne facevano uso già i Romani), la speleoterapia conta poche decine di anni di esperienze (fu scoperta durante la seconda guerra mondiale) e solo per questo ci “permettiamo” di presentarla con un tono più dubitativo, seppur non scettico.

Il principio base della speleoterapia (che abbiamo scoperto essere presente da poco in un unico centro italiano, la miniera di Predoi in Valle Aurina, ma che è maggiormente conosciuto in Germania, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia) è che l’aria purissima all’interno di caverne naturali o miniere, unita all’alto tasso di umidità e alla bassa temperatura, favoriscono la decongestione dei bronchi alleviando, se non facendo sparire, i sintomi delle affezioni respiratorie di cui abbiamo parlato all’inizio.

Le brochures di cui la Mamma ha preso possesso a Predoi riportano sia commenti entusiastici dei medici che la consigliano, sia il resoconto di numerose persone che ne hanno tratto beneficio. Vengono consigliate sedute brevi (1 o 2 ore) per un ciclo di 2 settimane, massimo 20 giorni, durante il quale si eseguono esercizi respiratori e si rimane comodamente sdraiati (dentro un sacco a pelo) respirando “l’aria buona”, assistiti sempre da un’infermiera.

Al termine di questi cicli, i pazienti (delle brochures) descrivono guarigioni parziali, complete e comunque un generale beneficio.

I benefici immediati della terapia sono sicuramente comprensibili ed effettivi, viste le caratteristiche dell’ambiente dove si soggiorna. I benefici a lungo termine non sono altrettanto velocemente verificabili, ma il tempo (e gli studi con relative pubblicazioni da parte di persone più competenti di noi) chiariranno anche questo aspetto (rimane degno di nota che all’estero sia comunque praticato già da molti anni).

In ogni caso, vi consigliamo una visita alle miniere di Predoi, particolarmente adatta ai bambini che si divertiranno un mondo!

Malga Cavallo, 2164 m (Dolomiti di Braies, Alto-Adige)


estate_2009 006 I progetti vacanzieri della truppa erano partiti nel migliore dei modi: 3 settimane in montagna dovevano sortire almeno una decina di gite a misura dei nostri figli!

Purtroppo come spesso accade quando si hanno aspettative troppo alte ci disillude molto presto.

Ma bando alla filosofia: diciamo solo che qualche gita non era sicuramente a portata famigliare (ma il Santo, ormai munito di imbrago e caschetto, non teme nè cengie, nè ferrate nè arrampicate), qualche altra escursione si arenava in un campo di mirtilli (non che i piccoli si lamentassero, questo no…), un paio di casere (magari prive di acqua)non le consiglieremmo neanche al nostro peggior nemico (ma solo perchè ci andrebbero di mezzo i suoi figli), e tolto tutto ciò rimangono 2, forse 3, gite degne di questo blog.

Pazienza, ce le faremo bastare.

Malga Cavallo sicuramente merita di essere visitata, sia per la bellezza della gita (ritagliatevi un pò di tempo per visitare il lago di Braies,mi raccomando), sia per come è gestita la Malga stessa.

Per raggiungere la Valle di Braies seguite la Statale 49 (che collega Bressanone con Dobbiaco) lungo la Val Pusteria abbandonandola dopo Monguelfo (se arrivate da Bressanone) o Villabassa (se arrivate da Dobbiaco) per immettervi appunto nella Valle di Braies. La località di partenza (Ponticello) non è lungo la strada che porta al lago, bisogna imboccare poco prima un bivio sulla sinistra.

A Ponticello si abbandona l’auto (suvvia…la si parcheggia magari) e ci si incammina su una comoda strada forestale, che ben presto si impenna salendo velocemente verso la Forcella di Muta dove si trova la meta. La salita è considerevole (800 m di dislivello circa) ma su strada più che facile (e ricca, ai lati, di lamponi) e richiede un paio di ore scarse anche per i più pigri.

L’arrivo alla malga ripaga notevolmente lo sforzo: la varietà dei giochi a disposizione per i bambini (eppure siamo abituati a questa caratteristica altoatesina) ci lascia piacevolmente sorpresi (una casetta di legno, sabbia e badili e ruspe, uno scivolo e niente meno che un tappeto elastico). Gli animali che scorazzano in libertà (galline, tacchini, gatti e cani) completano il quadro bucolico.

Inutile dire che il cibo servito è squisito.

La malga è raggiungibile anche da Prato Piazza (uno di quelli assurdi rifugi-alberghi raggiungibili dalle automobili e pertanto affollato, caotico e costoso ma che merita, indegnamente, per la vista che offre sulla Croda Rossa), ma la traversata per raggiungerla è lunga e risulta sicuramente più ostica per i piccoli escursionisti.

Buona gita alla splendida Malga Cavallo!

Lo zainetto porta bimbi


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Dedichiamo un articolo ad un accessorio che è in uso nella nostra famiglia ormai da quasi 5 anni: lo zainetto porta bambino.

Lo zainetto è uno strumento importantissimo per la riuscita di una gita, si intende nei primi anni di vita del bimbo….giusto, partiamo dall’età: lo zainetto va usato dai 6-7 mesi del bimbo, non assolutamente prima, bisogna che stia seduto autonomamente e con sicurezza (prima si usa eventualmente il marsupio) fino ai 2-3 anni al massimo (o fino a che la schiena di mamma e papà reggono).
Verso i 3 anni si può già cominciare a insegnare al bimbo a compiere brevi tragitti, e le gite di un certo impegno vanno rimandate o al limite si possono effettuare portando parzialmente il bimbo in spalla (o nello zainetto, appunto, se il peso del bambino è ancora inferiore ai kg per cui è garantita la sicurezza).
Dai 4-5 anni, lo zainetto potrà essere risposto in solaio, usato per un nuovo arrivato o regalato a qualche coppia di amici con prole.

Quali requisiti deve possedere per essere un buon prodotto?
Secondo la nostra esperienza le cose importanti da considerare prima dell’acquisto sono:

  • Il suo peso: spendete pure qualche euro in più a favore di uno zaino più leggero, la vostra schiena vi sarà eternamente grata, specie quando il pargolo sfiorerà i 15 kg
  • Il peso che può sostenere: sconsigliamo uno zainetto che porti meno di 15 kg, perchè non potreste usarlo nell’età critica (2-3 anni) in cui il bimbo non è ancora in grado di fare camminate di un certo rilievo (cioè, non sarebbe in grado senza sgattaiolare in tutte le direzioni inciampando su ogni sasso e radice come spesso i bimbi così piccoli fanno).
  • l’intelaiatura rigida: in modo che il bimbo non goda dell’effetto “insaccato”. Badate bene però che la parte in cui si siede il banbino sia bene imbottita. Tenete conto che non è raro che il bimbo si addormenti durante le’escursione quindi sarebbe ottimale anche se non ciondolasse durante il sonno.
  • la presenza di un cinturino di sicurezza per bloccarlo e fare in modo che la piccola anguilla non si lanci a peso morto sul sentiero dalla schiena di papà
  • La presenza di uno spazio dove poter riporre parte del bagaglio: specie nelle gite di un certo impegno può essere necessario poter portare parte del bagaglio, e anche in caso di una gita solitaria con uno solo adulto, si deve poter disporre di uno spazio capiente per pannolini, cambio completo, vettovaglie
  • Gli accessori: deve essere munito almeno di parasole e parapioggia per far fronte agli imprevisti che prima o poi capitano a chi fa gite in montagna. Noi abbiamo trovato estremamente comoda anche la presenza del piedistallo che permette di appoggiare a terra lo zainetto col bimbo dentro senza che questo si ribalti (beninteso, se il bimbo in questione non si mette a ballare il Boogie Woggie)
  • Cinghia dorsale e cinghia pettorale: anche l’adulto ha le sue esisgenze! Senza il trasporto del piccolo risulterebbe notevolmente più difficoltoso.
  • Cinghie laterali:  sono cinghie che permettono di regolare la posizione del bambino rispetto alla schiena e che quindi consentono di non avere il peso che ondeggia in tutte le direzioni (sia mai che durante il viaggio invece di appisolarsi riprenda a ballare il Boogie Woogie!)
  • Il resto lo lasciamo alla vostra necessità e fantasia: esistono zainetti porta bimbo munuti di accessori di dubbia necessità (porta cellulari, porta documenti porta-non-si-capisce-cosa), zainetti che si trasformano in passeggini alla bisogna grazie a ruote estraibili (sic! tornando indietro forse lo compreremmo, non è malvagia come idea) e ce ne sono di tutte le marche (a voi, ad esempio, stabilire se preferite una marca di prodotti per l’infanzia o una di prodotti per la montagna, noi abbiamo scelto la seconda opzione, comunque).

    Buona gita col vostro dolce e leggiadro frugoletto!

    Ma quanto è bella! (Capanna 2000, luglio 2009)


    Capanna 2000 Finalmente dopo un po’ di problemi tecnici che hanno reso la Mamma inabile nel mese di Giugno (quando è che una donna deve essere impossibilitata a muoversi per motivi di salute? A Novembre, mese notoriamente piovoso? No, certo che no! A Giugno, quando le gite familiari sono pressochè ideali) a Luglio abbiamo ricominciato a muoverci.
    Liberatici del Santo (che ci ha traditi per i nonni e il mare!), dopo aver asciugato le lacrime abbiamo deciso di sfruttare il fatto di avere solo la Teppa che sta ancora nello zainetto e ci siamo fiondati a Capanna 2000.
    Il dislivello infatti è di circa 900 m (da Plassa, 1169 m, a 2000 m per l’appunto) e risulta difficoltoso (anche se sempre fattibile, con la giusta calma) per un 5-enne.
    Da lì l’Orso ha poi proseguito per il Pizzo Arera, ma questa è un’altra storia che esula dagli scopi del blog.
    Fortuna ha voluto che Domenica scorsa ci fosse una gita sociale organizzata da una Pro Loco della zona, con una visita guidata del Sentiero dei Fiori .
    Se avete dei bimbi un po’ più grandi dei nostri e che dopo una mangiata di polenta e formaggio o polenta e cervo in rifugio se la sentono ancora di camminare, potete percorrere questo sentiero naturalistico che offre panorami e visione della flora locale interessantissimi.
    Dal rifugio si scorgono, oltre alla vista della valle sottostante, il Grem, il Piz di Menna, e ovviamente il Pizzo Arera. Oltre alla bella vista e al buon cibo, il rifugio ci ha entusiasmato per la presenza di una piccola ma ben fornita area giochi con sabbia, palette e ruspe, con cui la Teppa si è intrattenuto per svariate ore.
    E per noi questo particolare ha fatto la differenza nel tenore della gita!
    Noi abbiamo scelto di fare la gita in Luglio per motivi contingenti (l’Orso e la sua cima benedetta), ma il rifugio è aperto nei week end tutto l’anno (e tutti i giorni da metà Giugno a metà Settembre) quindi consigliamo, neve permettendo, di fare la salita in un mese più fresco, dato che la strada bianca,
    e il sentiero il cresta, entrambi comodamente percorribili, non offrono mai la consolazione di un po’ d’ombra.
    A metà strada tra Plassa e Capanna 2000 è pur presente un altro rifugio (S.A.B.A) su cui facevamo conto come appoggio, ma a detta dei gestori che vi abbiamo trovato non offre vitto agli escursionisti.
    Per arrivare al punto di partenza (Plassa) consigliamo di lasciare l’A4 a Bergamo, proseguendo poi per statale della Val Brembana, deviando sulla destra dopo Zogno e imboccando la Val Serina fino a Zamba, e da qui prendere a sinistra la strada per Plassa. Al rientro invece, è preferibile percorrere la statale della Val Seriana per motivi di traffico.
    Buona gita!

    God bless you! Allergie da polline e montagna


    Abbiamo amici di gioventù (non troppo lontana, almeno per il momento) che hanno espatriato finendo a vivere nei deserti arabi dei beduini per sfuggire alle proprie allergie respiratorie.
    Magari stiamo esagerando un po’ ma il senso rimane drammaticamente lo stesso: quando si soffre di allergia da polline si farebbe qualsiasi cosa per poter far scomparire i suoi fastidiosi sintomi (lacrimazione, gonfiore degli occhi, rinite, difficoltà respiratorie, sonno disturbato).
    Figuriamoci quando questo problema affligge un bambino, dotato di minore pazienza e meno capace di capire.
    Oltre ad attendere la fine della stagione “clou” cosa possiamo fare?
    Un’idea potrebbe essere organizzare le vacanze e le gite in modo tale da trascorrere piacevoli giornate lontano dai fastidiosi pollini.
    Utilizzando un valido link per individuare il calendario pollineo in Italia vediamo che le alpi diventano una zona franca dai pollini,rispetto alla pianura padana, per chi soffre di allergie a pollini di cupressacee in luglio,di urticacee in ottobre, di graminacee in gennaio, febbraio, novembre, dicembre, di oleacee in luglio.
    Tra le gite che abbiamo fatto noi personalmente, in quota e con assenza di boschi che possono essere adatte sono l’andata al rifugio Grand Tournalent, all’Alpe Larecchio o al rifugio Cai Borgomanero.
    Alcune hanno un beneficio netto dovuto alla quota superiore ai 2000 m, altre beneficiano dell’assenza di alberi d’alto fusto per ampie zone.

    Navigando alla ricerca di informazioni a riguardo della (s)correlazione tra montagna e allergie abbiamo anche individuato un link che ci sembra interessante: si tratta di una valle, in Tirolo, dove per una serie di concause naturali la presenza dei pollini è notevolmente ridotta mitigando ancora di più i sintomi delle allergie.

    Non bisogna dimenticare i fattori indiretti che diminuiscono i sintomi allergici: in montagna il miglioramento delle allergie che danno problemi respiratori è dovuto anche all’assenza di smog e di acari. Inoltre l’attività fisica che vi si svolge migliora lo stato dell’apparato respiratorio.

    Buone vacanze, sperando che i sonni siano finalmente sereni

    Il traffico stradale tra Milano e le montagne


    Chi si è trovato in coda con dei bambini almeno una volta sa di cosa stiamo parlando. Un ingorgo stradale, una coda, una serie di semafori (la Valassina monzese!!!) che producono uno scorrimento a singhiozzo sono l’incubo per chi trasporta bambini molto piccoli (e magari con carattere impaziente, o bisognosi di frequenti poppate).
    Doveroso quindi una raccolta delle nostre impressioni e consigli per chi dovesse scegliere un itinerario da Milano ai monti.
    Per quanto ci riguarda, anche se prima di avere figli un tale canone per la scelta delle gite ci sarebbe sembrato folle, nelle gite familiari la scorrevolezza della strada è un fattore importante, a volte determinante, nella scelta della destinazione.
    Se si vuole godere di una giornata serena, positiva e che avvicini i figli alla natura e alla montagna non si può chiedere loro di trascorrere anche un’intero pomeriggio o serata a passo d’uomo in coda con l’orda turistica.
    Nell’elenco che segue, dove parliamo di ingorghi se non altrimenti specificato parliamo sempre di traffico da rientro (il peggiore)

    La strada che da Milano porta in Val Seriana, in provincia di Bergamo (da dove partono per citarne alcune le escursioni per la Presolana, il rifugio Curò, il rifugio Coca, il rifugio Barbellino, l’alpe Corte al pizzo Arera), da quando è stata ultimata la nuova strada a scorrimento veloce che dall’uscita dell’A4 di Seriate porta a Gazzaniga il traffico è divenuto scorrevole.

    Al contrario la provinciale 470 che percorre la Val Brembana (uscendo dalla A4, sconsigliamo di prenderla da Dalmine, meglio uscire a Bergamo e passare per la circonvallazione Est, Petosino, Villa D’Almè da dove ci si inoltra in Val Brembana) versa in uno stato disastroso dal punto di vista degli ingorghi. Sia in prossimità della A4, sia nel tratto Zogno-San Pellegrino, ma, spesso, le code si ripercuotono nell’ora dei rientri lungo tutto il tratto.

    La Valassina, che si percorre per le escursioni nel lecchese e in Valtellina, al rientro presenta ingorghi a Tirano e Morbegno. La superstrada che costeggia il lago generalmente invece è scorrevole. Sono presenti rallentamenti durante l’attraversamento di Lecco. Da Lecco a Milano il traffico infine è lento ma scorrevole. Il periodo peggiore per percorrere l’ultimo tratto da Lecco è quello autunnale.

    Se continuiamo a spostare il nostro sguardo verso l’Ovest la situazione migliora ancora.
    La Val Grande, la Val d’Ossola, la Val Formazza, la Val Vigezzo, le zone del Sempione, la Valle Antrona, la Valle Anzasca, sono comodamente raggiungibili in autostrada (A9), ci sono solo sporadici ingorghi all’altezza di Castelletto Ticino e Gallarate. Nella fase di rientro all’altezzad i Arona si può deviare prendendo l’autostrada per Genova rientrando nell’A4 verso Milano a Biandrate. Volendo invece proseguire per Milano restando in A9, si possono evitare le code a Gallarate uscendo a Vergiate e attraversato Somma Lombardo prendere la superstrada per la Malpensa in direzione Magenta.

    La statale 299 della Valsesia non ci ha mai (finora) deluso, presenta qualche sporadico rallentamento tra Varallo e Romagnano, ma non è mai stata problematica.

    La provinciale 142 biellese (SP 142) che permette di raggiungere la Valle del Cervo, Oropa e tutta la zona del Biellese, è sempre scorrevole. Consigliamo l’uscita di Balocco, proseguendo per Buronzo, Castelletto Cervo e il passante Biellese.

    l’A5 per la Valle d’Aosta è anch’essa sempre scorrevole, rari sono i rallentamenti tra Quincinetto e Ivrea nelle domeniche estive più soggette all’orda turistica.